PRODUZIONI

Note sulla direzione produttiva

Il lavoro progettuale e di produzione di Unaltroteatro avrà, inevitabilmente, un’evoluzione diversa da quella che si era prefissata fino ad un anno fa. Il Teatro è ascolto, osservazione dell’altro e di ciò che accade intorno a noi. Restare indifferenti ad un eventocome il virus Sars-Cov2, che ha colpito il mondo intero, vorrebbe dire restare indifferenti alla vita che accade. Osservare è la cosa che mi riesce meglio. Osservando il mondo e gli altri ho scoperto una grande fragilità, una fragilità che ci ha sorpresi. Una fragilità delle persone. Una fragilità derivante dalla perdita dei punti di riferimento, e anche quando le reazioni di alcune di quest’ultime sono state di forza o di violenza insensata, avevano come nucleo originario la fragilità. Perché si diventa fragili quando si è minacciati di perdere ciò che di più caro abbiamo, la vita, la vita nostra e dei nostri cari. Questo ha inevitabilmente portato l’attenzione su quali fossero le priorità e le necessità. Siamo tutti scesi dalla ruota che fino ad allora avevamo utilizzato come piccoli criceti laboriosi e siamo stati costretti a chiederci cos’è prioritario, cosa è necessario. Ad oggi, come oggi è concepito e si esprime il teatro, è necessario? è prioritario? Lo è se resta un mezzo, che ha sempre lo stesso fine, dialogare con il pubblico. Si lavora per il fine. Si lavora per il pubblico. Forse, se si mette a fuoco questo allora potranno nascere le opportunità di sviluppo, di evoluzione. Unaltroteatro si chiede in che condizioni è il pubblico. Qual è la sua situazione. Cercare di capire dove si trova l’individuo, in che condizioni è, e quali potrebbero essere le conseguenze di queste condizioni. In una prima considerazione superficiale, la percezione che si ha del teatro in tutte le sue forme ed espressioni, tutte legittime, è che non sia una priorità o che non sia necessario. Ma è una percezione. Spesso, è sulla percezione che abbiamo che si fondano le nostre opinioni o le idee che facciamo nostre. Eppure chi più di noi dovrebbe sapere che non sono tanto le parole che ci qualificano, quanto le azioni che compiamo e che portiamo in essere per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo, e che possono dimostrare che questa percezione è errata. Il lavoro che compiamo, invece, è sì necessario e può essere configurato tra le priorità delle persone, perché il teatro è di ausilio alla vita pratica e a quella dei sentimenti, senza mai dimenticare che, Indiscutibilmente, lo spettacolo è per il pubblico, che è sempre una porzione di mondo e di quel mondo, noi, ne facciamo parte.

Arturo Scognamiglio

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